Caprino Veronese

Caprino, incantevole centro posto ai piedi del Baldo, è un paese che merita di essere visitato per i suoi luoghi d'arte e per l'atmosfera suggestiva da cui è avvolto. E' un luogo che si è trasformato moltissimo nel corso del tempo, lì infatti in origine era presente un piccolo mare, oggi invece è  caratterizzato da un lato da vigneti e caratteristici borghi, dall'altro da centri montani e sentieri panoramici. Vi si insediarono successivamente Etruschi, Franchi, Goti e Romani. A questi ultimi si deve la riedificazione di Caprino, allora "Caurin", e la sua nomina a capoluogo montebaldino e centro di lavorazione del ferro.
La storia di questo paese è sicuramente molto complessa ed ogni epoca ha lasciato qui la sua traccia; fu attraversato dalla presenza di tiranni, di signorie e della fatale peste del 1600. Fu però nel secolo seguente, nel 1700, che Caprino ottenne un importante riconoscimento grazie alla concessione, da parte della Serenissima Repubblica Veneta, di un mercato settimanale. Con l'arrivo di Napoleone poi, nel 1796, le varie comunità esistenti nel Comune vennero unificate. Ma non finisce qui, il paese venne toccato anche dalla Prima e Seconda guerra d'Indipendenza e inoltre dalle due Guerre Mondiali.
E' un luogo che ha tanto da ricordare e da raccontare e pertanto deve essere valorizzato e tutelato in quanto testimonianza del nostro passato e della nostra storia. E' un luogo avvolto da una splendida natura e situato in una posizione davvero ottimale, ai piedi del Baldo e non molto lontano dal lago di Garda, per cui è possibile coniugare bellissime passeggiate sia a piedi che in bicicletta a rilassanti giornate di spiaggia e sole.

 

Arte e cultura

  • Villa Carlotti, risalente al XVII secolo
  • Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, risalente al XVIII - XIX secolo
  • Palazzo Zuccalmaglio, del 1700
  • Palazzo Nichesola, del 1400
  • Plàtano, località famosa
  • Forte di Caprino Veronese


Informazioni utili:

 

Ufficio turistico di Caprino Veronese

Piazza Roma, 37013 Caprino Veronese (Vr)
Tel. +39 045 6209955
Mail. iat.baldovaldadige.caprino.vr@gmail.com

 

 

 

 

Capitelli

Abbastanza numerosi sono nella nostra zona i “capitèi” o “stafoleti”, cioè le stele e croci votive, espressione di arte popolare religiosa e frutto di una convinta religiosità e pietà popolare. Si tratta di simboli sacri, innalzati secondo una tradizione cattolica che vuole immagini della Vergine, di Cristo, di Santi, o di segni sacrali a protezione di raccolti, oppure di contrade, di fonti o luoghi particolari.
In ogni caso, la posizione non è mai casuale: può essere un’altura, un albero isolato, una fontana, un punto panoramico o storico; necessariamente deve essere una posizione dominante o frequentata per vari usi inerenti la vita locale.
Sembra esserci comunque una continuità ideale in molti di questi segni sacrali tra il pagano “deus loci” (dio del luogo) di epoca romana ed il simbolo cristiano che lo ha sostituito nel medesimo luogo. La cristianizzazione dei simboli pagani è testimoniata ad esempio dai dischi solari, cui vengono aggiunte piccole croci, oppure dalla persistenza come fregi in diversi capitelli.
Generalmente tali simboli sacri sono frutto di ex-voto, di grazie ricevute o di scampati pericoli, come la cessazione di epidemie di peste, di vaiolo, o di afta epizootica (malattia che colpisce il bestiame), conclusione di guerre, di carestie o di siccità e talvolta vogliono ricordare tragiche vicende accadute in qualche località (morti per disgrazie, incidenti sul lavoro, ecc.).

 

 

 

Le Malghe

Fin dall’epoca romana e medioevale il monte Baldo è stato interessato da una consistente pastorizia ovina e caprina con forme di transumanza lungo percorsi tradizionali che dalla valle di Caprino risalivano le pendici del Baldo nei due versanti. Migliaia di pecore e capre provenienti dalla pianura veronese e mantovana e anche dalla valle dell’Adige si aggiungevano in estate al consistente numero di ovini che stanziavano sulle pendici baldensi.
I pastori utilizzavano come rifugio nella zona più elevata ricoveri, costruiti con muri a secco ricoperti di paglia, frasche o rami di pino mugo, oppure cavità sottoroccia. Resti di questi antichi insediamenti sono ancora visibili e rintracciabili a “Malmaor” a quota 1884 nel circo glaciale del Telegrafo, a Valdritta a quota 1800, interessante ricovero sottoroccia con probabile funzione protettiva dai lupi.

Si trattava comunque di un allevamento intensivo che interessava negli ultimi tre secoli le aree al di sopra dei 1500 metri. L’allevamento bovino, invece, presente nell’area baldense ancora nel Medioevo, ebbe un notevole impulso a partire dal XVI secolo, grazie al miglioramento tecnico e qualitativo e quindi alla razionalizzazione dell’alpeggio operati dalla nobiltà locale “veneziana”. Il miglioramento prosegue poi nel Settecento e nell’Ottocento a scapito però di quello ovino e caprino sempre più marginalizzato in zone impervie ed elevate.
Nascono allora le tipiche malghe baldensi, dovute alla tradizionale maestria dei montanari e ad esigenze pratiche e funzionali, ma che inizialmente erano molto semplici, con un unico “logo del late” che trasforma ed adatta i precedenti baiti dei pastori di pecore situati fra i 1000 e i 1600 metri.
Sono edifici formati da un ovile a volto posto davanti o sormontato da più locali, costruiti con muri a secco e ricoperti di paglia e canne, che in seguito verranno trasformati in “casare”.
L’esigenza poi di consentire la residenza ai mandriani e di migliorare la lavorazione del latte e la conservazione del formaggio ha fatto sì che verso la fine del 1600 e nel corso del Settecento venissero ulteriormente modificate nella loro tipologia. Artefice del miglioramento è sempre la nobiltà “veneziana” interessata alla razionalizzazione dell’allevamento bovino.

Fontane e Lavatoi

Le piazze di alcune nostre contrade presentano ancora delle splendide fontane, che sono dei veri e propri monumenti.

A Pazzon ed a Lubiara, ad esempio, ci sono magnifiche vasche sagomate circolari sovrapposte, scolpite in un unico blocco e sostenute da uno stelo centrale pure in marmo in modo che l’acqua, sgorgante dall’alto, formi più cascate concentriche. Parimenti pregevoli sono i numerosi lavatoi, forniti di acqua corrente per il lavaggio dei panni, formati da una successione di vasche adatte alle diverse fasi delle operazioni di pulizia e muniti di un piano inclinato in pietra per l’insaponatura.

La conservazione di questi manufatti, posti a lato delle strade in prossimità di quasi tutte le contrade ed oggi naturalmente inutilizzati, è tuttavia estremamente importante, non solo per il loro pregio architettonico, ma anche perchè costituiscono importanti testimonianze di una memoria storica che rievoca questi luoghi di incontro in cui tutti gli eventi tristi e lieti delle contrade sono stati raccontati dalle donne attraverso le loro “ciacole”.